Chi ha deciso che l’infelicità debba essere un tabù?
Chi l’ha detto che si può parlare solo di felicità ?
Ci hanno insegnato a rispondere sempre e solo di stare bene perché essere infelici non è di moda, non piace a nessuno sentire le lamentele di chi non sta bene.
L’infelicità mette a disagio chi è felice.
Non si fa.
Così stare male diventa una colpa, come se il non essere felici dipenda solo ed esclusivamente da se stessi e dalla propria incapacità di gestire la tristezza.
Ecco io vorrei spezzare una lancia a favore dell’infelicità e dire che essere infelici è un diritto e che sentirsi infelici non deve essere motivo di vergogna.
Perchè nell’infelicità i pensieri possono raggiungere delle profondità intuitive che aiutano a conoscere se stessi e le proprie emozioni irrisolte molto meglio che in circostanze felici.
Che piangere è un modo per far uscire e scorrere il dolore, che si ha tutto il diritto di farlo finché le lacrime non finiscono, finché il peso si affievolisce.
Perchè è quando si è infelici e si soffre che si pensa di più, che ci si ferma a guardare tristemente le nuvole della propria vita e no, non mi scuserò per questo.
Sono gli altri che devono imparare a gestire le emozioni degli infelici capendo che le lamentele , le lacrime, le parole malinconiche sono un processo fisiologico per liberare la pressione che si ha dentro, per spostare il peso da dentro.
Perchè alla fine cosa sono la felicità e l’infelicità ?
Sono le montagne russe della vita, su e giù, giù e su.
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Foto da pinterest |
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