...UNO PSICOLOGO NEI LAGER / Viktor Frankl...

 Ho letto “ uno psicologo nei lager “ un paragrafo alla volta imparando a entrare in quelle pagine a passi leggeri, tra le macerie dei ricordi di chi quelle esperienze le ha vissute davvero. 

Non ci sono parole che possano descrivere un tale orrore, non c’è immaginazione che possa arrivare a quella realtà, siamo cresciuti in contesti protetti da tale disumanità che ci viene difficile immaginare quello scempio. 

Eppure come ha detto l’autore non c’è stato contesto migliore per capire la natura umana, quale momento migliore per capire chi sia davvero l’uomo. 

E in quella attenta analisi si giunge a una conclusione spartiacque, ci sono due tipi di uomini: quelli buoni e quelli cattivi. 

Non c’è una via di mezzo.

 C’è chi godeva della sofferenza e chi ti allungava un tozzo di pane rischiano la sua vita.

 E tra le tante cose c’è forse una frase che mi ha colpito molto: i migliori di noi, non sono tornati, i migliori sono morti. 

I gentili non ce l’hanno fatta.

 E allora chi ha potuto farcela? 

Chi è riuscito ad aggrapparsi a un pezzo di futuro,  perchè chi aveva smesso di credere nel futuro, in un campo di concentramento, era perduto. 


Foto da Google



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