...Instagram al tramonto di Paolo Landi e considerazioni...

Lo ammetto, è da un po' che penso di chiudere tutto. Fare un periodo detox dal digital, chiudere Instagram,  Facebook, il blog ( no, magari il blog no ), prendermi una pausa e sparire dal mondo virtuale. E ultimamente questo pensiero preme di più, forse mi sono stufata di mettere foto di me stessa, del paesaggio, di ciò che mangio, di dire sciocchezze, di perdere ore a mettere cuoricini passivamente. Forse sta subentrando la noia. Ma a parte ciò torniamo al libro di Paolo, un libricino breve che dice un po' le solite cose che si percepiscono in giro ma che condensate toccano punti importanti: Instagram è un mercato, noi siamo le merci, la solitudine dilagante dovuta alla tecnologia,  il mestiere dell'influencer, la realtà abbellita che appare come una iperrealtà falsa, il continuo bisogno di mostrasi felici, tutti punti che alla fine del libro  ci fanno sentire un po' sciocchi nella nostra ricerca di approvazione continua.

Considerazioni personali: in questa  continua ricerca di like e follow per sentirci gratificati da un approvazione venuta da anonimi che non ti giudicano, perché non ti conoscono,  crediamo di essere apprezzati per davvero, di avere un'opportunità di emergere, di farci conoscere, di sentirsi importanti ma questa è solo un'illusione di un gioco molto più sottile: ti metto il like se tu lo metti a me, ti seguo se tu mi segui, ti seguo così tu mi segui ma poi tra un po' di giorni non ti seguo più così tu non te ne accorgi, uso i bot così ho più follower e cresce la mia notorietà apparente, e così piano piano casca il palco e scopri che più che un gioco di squadra in cui tutti condividiamo i nostri talenti con la fotografia e ci diamo apprezzamento reciproco, esaltando la diversità e  spronandoci a non mollare dandoci il like e lasciando un commento, diventa un gioco individuale in cui  il like che ti do, te lo do perché ne voglio uno anche io, in cui io devo dimostrare di essere più bravo di te anche falsificando la realtà, in cui ti consiglio i prodotti non perché effettivamente ci credo ma perché ci guadagno se tu li compri, il venditore vende perché deve vendere ( e per vendere si dicono un sacco di bugie ). I più scaltri stanno ai primi posti con le loro vite fintamente perfette suscitando l'invidia di chi li segue, i quali cercano di essere come loro, comprando quello che vestono, quello che si spalmano, quello che bevono, che mangiano, in una incessante corsa a non essere da meno, alla gratificazione temporanea di possedere un oggetto sponsorizzato dall'influencer, per sentirsi indirettamente lui/lei usando l'oggetto stesso. Non è forse folle e il segno di una mostruosa omologazione, dove tutti berranno quel te, accenderanno quelle candele, useranno quei prodotti, vestiranno quel completo sportivo, leggeranno lo stesso libro e guarderanno la stessa serie, andranno negli stessi posti, in cui si rifaranno le labbra, il seno, il culo, i denti, dove i visi saranno sempre più uguali, in una terribile perdita dei dettagli e del vario che crea la bellezza del mondo. Il potere dell'essere influenzati viene fiutato dalle aziende che prendono il controllo, si accaparrano il posto per i loro prodotti, i soldi scorrono a fiumi e tutto cambia. Il potere di influenzare diventa merce di scambio col denaro, in un mercato in cui ci sono gli influencer ( coloro che influenzano) e gli influenzati ( la massa) che aspirano ad influenzare a loro volta con non poche crisi personali di giovani e giovanissimi, ma non solo. ( A tal proposito consiglio la lettura sul tema: Giovani e Social- Iperconnessi di Jean M. Twenge ). Per fortuna in tutti i contesti ci sono sempre le stelle che brillano di luce propria, che non si inquinano, che rimangono con le loro idee diverse e nuove, spontanee e genuine, portando avanti la propria battaglia personale per far sentire la propria voce in una marea di sponsorizzazioni di cui ci si stufa. Ma alla fine della fiera ognuno fa il suo gioco ed è giusto che sia così, è un po' come il poker, un po' si bleffa, un po' si impara, un po' si perde, un po' si vince fino alla prossima mano, alle prossime carte. Al prossimo gioco.

Consigliato?  Sì, il libro è consigliato per chi non ha mai letto sull'argomento e anche perché chi ha letto dell'argomento. È un libro che ti fa prendere consapevolezza da un lato e anche riflettere dall'altro, in cui la domanda finale è: Perché faccio quello che faccio? Per me o per il pubblico?


Foto da Google




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