E poi a volte scegli un libro attratta dal titolo: " Finchè il caffè è caldo ", romanzo d'esordio di uno sceneggiatore e regista quasi cinquantenne di Osaka: occhialetti, capelli cortissimi e sorriso che fa sparire gli occhi, che gli è valso il Suginami Drama Festival. Mio caro Toshikazu è stata bella l'idea di poter viaggiare nel tempo senza poter cambiare il presente, giusto il tempo che un caffè si raffreddi. Perché è quella la durata consentita a chi si siede sulla sedia di quel tavolino, di quel bar, quando il fantasma si alza, si puà andare nel passato ma bisogna tornare prima che il caffè diventi freddo. E fosse la sola regola, già strana di per sé, ce ne sono molte altre. Insomma andare indietro nel tempo non è mai stato tanto strano quanto futile, che senso ha tornare indietro se non si possono cambiare le cose? Ebbene questo non ferma di certo alcuni protagonisti dal provarci e le conseguenze credete non ci siano? Ci sono sempre.
Consigliato? Sì, snì. Non si può dire che non sia un libro carino e originale che però nel finale scivola con una chiusura sbrigativa che gli fa perdere punti. La lettura è scorrevole e gli spunti per riflettere sulla possibilità di viaggiare nel tempo, non mancano. Peccato per la defaillance finale.
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Foto da Google |
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